Racconto_Attacco preventivo (1)

"Sappiamo benissimo di doverci guardare dalle forze maligne" disse la grossa figura al centro della stanza spoglia, l'unica in una pesante armatura "Ma non per qu3esto dobbiamo dimenticare che in altri sensi gli esseri umani sono molto più pericolosi. Non dobbiamo diventare ciechi per via della nostra missione". Gli altri erano quattro tipi molto meno impressionanti: un giovane sacerdote elegante vestito di azzurro che giocava con il suo pendente a forma di rosa, un ragazzo dall'aria distratta che faceva dondolare il suo scranno e i piedi, un tipo vestito di nero che pur concentrato sulla costruzione di uno scudo teneva le orecchie bene aperte e quello che doveva essere un licantropo grossomodo della stessa età del sacerdote, che limava i bordi del suo scudo ma stava attento anche lui. Annuirono, spingendo il loro Maestro a guardare in alto e poi in giro per la stanza, domandandosi perchè gli dei gli avessero appioppato un tale fardello.
La stanza era vuota se non per un paio di scudi come quelli in costruzione, appoggiati contro il muro vicino alla porta, il tavolo su cui gli ultimi due stavano lavorando e gli scranni poco elaborati su cui stavano seduti tutti, ma nel magazzino, oltre la parete opposta alla porta, c'era un discreto quantitativo di materiale da armaiolo.
Gli occhi indagatori del Maestro Kiriel (chi vi ricorda?) indugiarono solo per un istante sui due discepoli al lavoro, poi si puntarono sul ragazzo dondolante, Atthias (distorco i nomi per la privacy...se come no) e diventarono frecce di fuoco. A nessuno con un minimo di sale in zucca sarebbe mai venuto in mente di far infuriare proprio quell'uomo, ma evidentemente il povero Atthias non ne aveva abbastanza.
"Hai finito di fare il cretino tu?" chiese con voce carica di disprezzo.
L'allievo Incantatore Atthias interruppe quello che...beh diciamo pure quello che non stava facendo e fissò con aria petulante e annoiata il Capogilda di Mor. "Ma chissene importa dai! Tanto che ce ne frega de 'ste chiacchiere? Ammazziamo i Maghi in Taverna e finisce così". Il nocciolo a dire il vero era effettivamente quello, ma se qualcosa dava sui nervi a Kiriel erano proprio i cretini come quello, che facevano i saputi senza avere un minimo di interesse per fare effettivamente l'Incantatore come si deve.
"Intanto tu statte zitto e mettite seduto per bene che sembri un regazzino 'mbecille" fu la prevedibile risposta. "I Maghi hanno veramente stufato coi loro modi arroganti. Sappiamo che sono corrotti, ma se la legge acconsente a calarsi le braghe davanti alle loro lingue forcute noi di certo non lo faremo". Pareva sfidarli farlo.
"Ma non dovremmo dirlo prima al Conte Merluzzio ( )? Dopotutto è in Gilda anche lui" protestò Aprudith ( ), che sapeva bene cosa frullava nella mente del suo Maestro, senza approvarne nemmeno un dettaglio.
"Stai zitto tu, che se dessimo retta a te staremmo solo ad aspettare di essere ammazzati..." fu la risposta stizzita.
"Ma siamo Incantatori mica Bardi" si impuntò il sacerdote, lasciandosi cadere sul petto il pendente. Era contrario per principio a questo tipo di spargimenti di sangue e senza dubbio aveva anche poca fede nella possibilità di salvarsi se fossero divenuti realtà. "Per questo non possiamo fargliela passare liscia. La legge se la rigirano come vogliono e lo hai visto anche tu, quindi è nostro dovere procedere in modo drastico" disse invece Uric (eh lo so, mi marcio contro), il licantropo che lavorava con aria sempre più irritata sul suo scudo al banco.
"Infatti. Come stavo per dire dobbiamo risolvere il problema alla radice. Fra pochi giorni è prevista la spedizione per la conquista di Bassian: lì al crepuscolo attaccheremo le tende dei Maghi e decapiteremo il Ramo di Mor. Gli obiettivi sono...due? Tre? Quelli che sanno usare la magia del fulmine insomma. Tolti i capi gli altri pecoroni saranno disorientati e senza una vera guida e smetteranno di essere un problema".
"Ammazziamoli tutti e basta dico io, così non rischiamo". Tutti si voltarono a guardare Sarder (eja!), che aveva agghiacciato tutti con la sua frase, detta nel solito tono serio ma tranquillo, con quello strano sorriso a un angolo della bocca. A ognuno degli altri nel tempo era venuto qualche dubbio su di lui, sempre vestito di nero e del tutto a suo agio a parlare di spargimenti di sangue e omicidi, a finora nessuno dei suoi commenti lo aveva portato ad agire effettivamente oltre i limiti impostigli.
"Meglio un attacco rapido con ritirata. Becchiamo i capi e ce ne andiamo" fece Uric, poi si guardò un po' intorno per non dover guardare subito quel cavolo di scudo. Kiriel acconsentì "Gli altri li possiamo anche tenere a bada per il resto della durata della spedizione".
Era un laboratorio rudimentale per armaioli, parecchio fuori delle mura di Mor ma ancora entro i limiti della Signoria, costruito da Kiriel quando ancora a capo degli Armorieri talvolta cercava quiete per lavorare fuori delle mura. La struttura era appena più robusta di quelle delle capanne della zona, anonima se non per chi sapeva le cose giuste da chiedere, e piuttosto isolata. Nessuno dei vicini avrebbe potuto spiarli origliando dalle finestre di casa.
Da qualche tempo la situazione era troppo tesa fra Incantatori e Maghi. Questi ultimi spadroneggiavano in città e nel resto del Protettorato, guidati dai loro nemici giurati: un vampiro, un demone, sicari della Corona di Sangue, vari necromanti e persino Elfic Nariash, il più grande mago nero di tutti i tempi. Si erano spinti al punto di minacciare apertamente gli Incantatori e di rapirne uno in taverna, Uric per precisione, riempiendogli la testa di mezze verità prima di rilasciarlo. Quanto erano ormai lontani dal conflitto aperto minacciato dall'Arcimago Elfic?

Guarda...mi hai fatto tornare in mente troppi ricordi con questi racconti...
comunque solo una cosa...
Complimenti!
Marcel aka Balder Fenordes